Prodiere e timoniere
Ti siedi al posto del timoniere e ti dici “non potrà essere poi così diverso…” ma quando posi la mano sul timone accade una metamorfosi. Si chiude un circuito. E’ come valicare uno stargate.
Tu sei la barca!
Dunque senti il timone in acqua che è il prolungamento del tuo braccio, senti di avere un’appendice immersa e percepisci la resistenza della deriva.
Strallo e sartie sono i tuoi nervi e il vento sulle vele è come il vento sulla pelle.
Il tuo equilibrio e il tuo peso sono quelli della barca.
Si attiva una profonda simbiosi.
Mano sul timone e tac! È come premere un pulsante. Immediatamente diventi tutt’uno con la barca. In quel momento magicamente e straordinariamente tu uomo-barca sai tutto, vedi tutto, percepisci tutto, sei la barca stessa.
Un fiocco che sbatte scuote il tuo sistema nervoso come una nevralgia, la mancanza di pressione sulle vele si traduce in sofferenza fisica, come un calo di pressione sanguigna, se il prodiere cazza a ferro il fiocco al posto di lascarlo senti due mani alla gola che ti soffocano progressivamente!. Quando lo scafo si libra in un accenno di planata percepisci un vuoto fisico!
Tutto il tuo nuovo corpo è reattivo e sensibile alla minima variazione e ti invia continuamente una fitta rete di messaggi ai quali tu rispondi con tutto ciò che hai a disposizione.
Te stesso, la barca ed il prodiere.
Ecco, appunto… il prodiere.
La percezione del prodiere dell’organismo barca avviene su un piano completamente diverso.
Il prodiere è tutto equilibrio. Lui principalmente sente l’assetto. A quello risponde in modo viscerale. La superficie del fiocco è la coscienza viva del prodiere… anzi lui, di fatto vive lì, con la coscienza spalmata lungo quei pochi metri quadrati di tela. Il filetti segnavento sono il suo punto fermo. Manovre e regolazioni le gestisce invece da operatore. Il timoniere impartisce dei comandi ed il prodiere deve garantire una prestazione e per farlo esce dalla coscienza di simbiosi con la barca. Deve essere vigile, reattivo ed eseguire prontamente. Nella solitudine visiva del suo campo d’azione (a volte dimentica che ci sia il timoniere da qualche parte a poppa) è proiettato a vivere nella sua area di prua e nella
visione del campo di regata. Impara a leggere i cambi di rotta dalle modifiche in gradi della prua e sa di dover agire di conseguenza. E mentre “laddietro” in un luogo che spesso è “altrove” rispetto a lui tutto viene sentito e deciso a lui viene chiesta la presenza, la coscienza, l’azione rapida.
Alle volte il prodiere pensa “ma come ha potuto il timoniere non vedere che…” oppure (alla decima richiesta in sequenza di modifica della regolazione del fiocco …) “ma quando la smetterà di…” e nello stesso momento il timoniere pensa “sto controllando mille cose, sono concentrato sulla strategia… non posso accorgermi di tutto!” e ancora “fiocco! Fiocco!
Mi serve un fiocco un po’ più cazzato… no adesso lasca un po’… ancora un po’… no adesso cazza un po’…”
Ecco dove i due mondi “timoniere – prodiere” consumano la loro separazione. L’insanabile dualismo di una percezione diversa dell’unica navigazione. Sognano lo stesso sogno che è la somma di due sogni diversi.